Il Santuario Sant'Antonio
Insieme all'Opera, Padre Annibale importò da Messina a Oria,
con immensa riconoscenza, la devozione al "Santo dei miracoli"
che aveva salvato dal disastroso terremoto di Messina tutti i
bambini e le bambine dei due orfanotrofi
Con la costruzione del convento francescano la chiesa settecentesca
preesistente venne inglobata
nel nuovo complesso.
Gli Alcantarini nel 1783 fecero ornare le cornici dei pilastri su tutti
i lati. Furono progettate anche le due navate laterali ma non vennero
realizzate: il lato che si affaccia sul portico interno fu adibito a
stanzette per i lavori dei frati, mentre l’altro venne diviso in
stanzette per ripostigli o magazzini. Fu prolungata la chiesa sul
davanti, costruendo anche un coro sufficiente a contenere tutti i frati.
La Grotta di San Mauro, già trasformata in cripta, fu adibita ad
ossario. La facciata, in stile tardo barocco, si allineava perfettamente allo
stile del convento per la sua semplicità e bellezza; ai lati le statue
degli evangelisti Matteo e Luca e nel mezzo, sormontato da una cimasa, un ampio finestrone lobato inondava di
luce la navata centrale.
La chiesa fu ultimata nel 1798 e dedicata a San Giacomo ma i lavori del
presbiterio continuarono fino agli inizi del 1805. Una grande tela di
San Mauro venne posta al centro dell’altare maggiore, mentre ai lati
furono costruite due nicchie per ospitare la statua lignea di San Mauro,
commissionata dal Canonico Riccardìa, e di San Pasquale Baylon, copia di
quella della Basilica Vaticana.
Entrando in chiesa, sulla sinistra, si trovavano in sequenza la nicchia
di San Pietro di Alcantara, quella di San Francesco d’Assisi e quella
del Beato Egidio; sulla destra invece, la nicchia di San Pasquale,
quella dell’Addolorata, della Madonna delle Grazie e della Madonna del
Pozzo.
Nel 1909
la chiesa portava i segni del tempo sebbene anche dopo l’espropriazione
del convento si riuscì a lasciarla aperta al culto.
Alla
necessità di manutenzione si aggiunse il desiderio di ristrutturarla
tutta. Così dopo un sommario risanamento a cui si pose mano nel 1910, la
chiesa francescana subì dal 1922 in poi una serie di modifiche radicali
che le hanno conferito l’attuale fisionomia: il pavimento fu abbassato
di circa un metro e rifatto in pietra di Trani, furono aperte le navate
laterali e creato ex novo l’abside con una calotta sostenuta da sei
colonne doriche anch’esse in pietra di Trani.
Nelle
lunette laterali della navata centrale fu realizzato dal pittore
aquilano Giuseppe Scarlattei (1886 - 1962) un ciclo di affreschi
ispirato alla vita di Sant’Antonio da Padova: da notare che, nel quadro
di Sant’Antonio che distribuisce il pane, sono ritratti Fratel
Giuseppantonio Meli e Suor Maria Elisabetta Paradiso, allora superiora
delle Figlie del Divino Zelo di San Benedetto.
Le vetrate policrome furono eseguite dai maestri vetrai Pizzirani di
Bologna: sull’abside, Gesù in mezzo agli apostoli in un campo di grano;
lungo le navate i dodici apostoli ispirati ai disegni di Carlo Maratta
(1625 - 1713) sui quali vennero eseguite le statue della basilica di San
Giovanni in Laterano a Roma.
Il vecchio
coro dei frati fu trasformato in cantoria dotata dell’attuale organo a
canne recentemente restaurato.
Anche la
facciata subì alcune modiche: fu realizzato un nuovo portale in pietra
di Trani e il finestrone barocco venne sostituito con un rosone. Le
statue degli evangelisti furono rimosse perché gravemente logorate così
come fu abbattuto il piccolo campanile posto a lato dell’edificio per
essere rimpiazzato, nel 1967, dall’attuale campanile.
Infine si
riaprì al culto la grotta sottostante traslando presso l’ossario del
cimitero le ossa rinvenute.
Dopo
quattro anni di intenso lavoro, la chiesa venne inaugurata il 6 Ottobre
1932.
I lavori
tuttavia continuarono anche nel 1934 con la decorazione dei capitelli e
dei cornicioni con lamelle dorate ad opera di Raffaele Pavoni e
terminarono nel 1940 con la sistemazione della sacrestia e degli altari
dedicati all'Addolorata e a S. Giuseppe.
Risale al
1989 la realizzazione dell’ambone, della sede e dell’altare maggiore.
Oggi la
chiesa si presenta a tre navate con volte a crociera. La navata centrale
si collega alle laterali attraverso cinque arcate a tutto sesto. Il
catino absidale contiene un'edicola con la statua di Sant'Antonio. La
navata destra ospita gli altari di San Michele Arcangelo,
dell'Addolorata, di San Mauro - con la pregevole statua lignea del XVII
sec. - e dell'Immacolata; la navata sinistra è occupata dagli altari di
Sant’Annibale Maria Di Francia - opera di artigianato leccese -, di
Santa Teresa di Lisieux, di Padre Pio, di San Giuseppe e del Cuore di
Gesù.
All’entrata, nelle nicchie a sinistra e a destra, le statue
settecentesche in legno di San Pietro d’Alcantara e San Pasquale Baylon.
Il pulpito
in noce, l’armadio e il bancone della sagrestia sono opera delle
maestranze della “Scuola di Arti e Mestieri” dei ragazzi
dell’orfanotrofio.
13 Giugno 1923: la processione di Sant’Antonio in Piazza Manfedi
Centro di irradiazione della devozione al Santo
Già dal 1912 si venerava una modesta statua in gesso di Sant’Antonio ma
dal 1921 si cominciò a celebrare solennemente e con larga partecipazione
di popolo la festa di Sant'Antonio con la scultura in legno del Santo
fatta realizzare per l’occasione. Dopo la tredicina predicata in parte
dallo stesso Padre Annibale, si festeggiò il Santo con le celebrazioni
liturgiche e la processione. Gli oritani dicevano: «Fanno a gara
Sant’Antonio e Papa Annibali a chi può portare più anime a Dio!».
Il 9 Giugno 1940 Mons. Antonio Di Tommaso, Vescovo di Oria, assistito
dai Vescovi Mons. Sebastiano Cuccarollo e da Mons. Francesco Potenza di
Castellaneta, la consacrava sotto il titolo di “Sant’Antonio di Padova".
Domenica 9 Giugno 1940: Mons. Antonio Di Tommaso
consacra la chiesa appena restaurata con il titolo di
Sant’Antonio da Padova
Il 13 Giugno 1947 Mons. Ferdinando Bernardi, Arcivescovo di Taranto ed
Amministratore apostolico di Oria, eresse l’antichissimo luogo di culto
a “Santuario” di Sant’Antonio di Padova "a maggior incremento della
devozione al Santo Taumaturgo" così come riposta la lapide in marmo
posta al lato sinistro dell'ingresso.
Allora
come oggi la festa del Santo con la novena e la suggestiva processione
per le vie della Città sono seguite da numerosi di fedeli ed il
santuario di Sant’Antonio di Padova è il centro di una singolare
devozione che spande per tutto il Salento ed oltre.
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