L'evoluzione delle strutture dell'Istituto antoniano
Sono
passati ormai 100 anni di vita. Anni ricchi di avvenimenti, ora tristi
ora lieti, ma sempre caratterizzati da un dinamismo costruttivo e
operoso. È possibile ripercorrere la storia di questi 100 anni di vita
anche attraverso lo sviluppo del complesso dell'Istituto antoniano.
Partiamo dall’ex convento
francescano, così piccolo ma anche accogliente e architettonicamente
perfetto. Prima di essere acquistato da Padre Annibale era adibito a
deposito di materiale agricolo e, sebbene in discrete condizioni,
necessitava di manutenzione e di alcune modifiche di adattamento per
renderlo funzionale alle nuove attività.
Il
quadrilatero del conventino, con al centro il chiostro e il pozzo, non
ha subito modifiche sostanziali. Dopo una mano di ammodernamento è stato
restituito alla sua antica funzione per la quale lo vollero i frati:
luogo di preghiera, ritiro ed accoglienza.
In seguito
si aggiunsero le nuove costruzioni.
L’ex convento di San Pasquale come si presentava a metà degli anni ‘20
Un primo ampliamento della capienza
dell'orfanotrofio si rese indispensabile agli inizi degli anni 20: sotto la guida del
capomastro Ciccillo Carone (per venticinque anni nel “cantiere” di San
Pasquale!) si eseguì la costruzione del dormitorio San Giuseppe
Benedetto Cottolengo, addossato alla parete della chiesa – definito
da Padre Tusino: “esteticamente uno sgorbio, ma per la casa è spazio
vitale...” – , del dormitorio dedicato a Don Bosco, in quel
tempo non ancora beatificato, sulla antica biblioteca dei frati, e i
nuovi refettori. I lavori furono portati a termine nel 1922.
Tuttavia il numero dei piccoli ospiti dell’orfanotrofio è
triplicato rispetto a quelli ricoverati nei primi anni. Si raggiunse una
media di 150 unità: urgeva la creazione di ambienti ancor più capienti e
adeguati. Sotto la supervisione del P. Pantaleone Palma, il 25 Marzo
1925 si pose la prima pietra della grande fabbrica a nord del convento
“…sul colle vicino, fuori clausura in comunicazione col vecchio
conventino, si stagliava un grande edificio in costruzione avanzata con
una quarantina di operai, che vi lavoravano di gran lena, sotto l’alta
guida di Fra’ Carmelo [Drago]”, annota P. Serafino Santoro.
Al piano terra verranno ricavati anche i locali per le nuove macchine da
lavoro e al piano superiore quelli del seminario. I lavori furono
portati a termine nel 1932 ma la ristrutturazione del santuario si
protrasse fino al 1940.
Il cantiere dell’ala nord dell’Istituto Antoniano: i lavori
verranno ultimati nel 1932.
Nella foto panoramica in basso si intravede, a sinistra, la pompa eolica
commissionata negli Stati Uniti alla “Aermotor’s Chicago factory”
Durante il
secondo conflitto mondiale la Casa rischiò di essere requisita per le
esigenze militari così come avvenne ad opera degli Alleati, dal 1943 al
1944, per la Casa di Sant’Antonio a Messina e, dal 1944 al 1946, per la Casa
di Trani. Nel Gennaio del 1943, in previsione di uno sbarco alleato nel
Golfo di Taranto, il comando dell’ammiragliato era intenzionato a
trasportare la propria sede e tutti gli uffici nell’edificio
dell’Orfanotrofio di Oria. Padre Luca Appi, allora superiore della Casa,
raggiunse fortunosamente Roma e attraverso la Nunziatura Apostolica, riuscì a
scongiurare il pericolo facendo giungere le sue preghiere allo stesso
Mussolini.
Nel 1952
venne eretto il monumento a Padre Annibale nel piazzale antistante
l’Istituto il cui riassetto fu progettato dall’architetto Costantino Forleo e dall’ingegnere Raffaele Boccuni. Di quest’ultimi è anche il
progetto dell’ala sud del complesso
dell’Istituto voluta per dare una migliore sistemazione alle scuole di
avviamento professionale e di tipo industriale. I lavori furono ultimati
nel 1957.
Risale
infine al 1967 la costruzione del campanile del santuario.
Foto aerea del complesso della Casa dei Rogazionisti con l’ala
sud in costruzione
Gli ultimi
significativi lavori risalgono al 2005 e riguardano ancora la finalità
principale e peculiare dell’Istituto stesso: l’accoglienza e
l’educazione dei piccoli. Le vecchie stalle all'interno dell'agrumeto
sono state trasformate radicalmente in due moderni appartamenti, le due
case - famiglia, per l'accoglienza dei nuovi "orfani": i minori in
condizioni disagiate e a rischio.
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