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Virginia Dell'Aquila (1886 - 1942) 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fu presentata a Padre Annibale per esaminarne i fenomeni mistici
e questi ne divenne suo direttore spirituale
e le volle dare la responsabilità di "confondatrice spirituale" dell'Opera

 

Nacque a Oria nel 1890 da una famiglia di agricoltori. Padre Annibale la conobbe in occasione del suo viaggio nelle Puglie nell’autunno del 1908 quando Don Cosimo Ferretti (1852 – 1936), dietro suggerimento di Mons. Antonio Di Tommaso, Vescovo di Oria (1860 – 1956), lo invitò ad esaminare «un caso speciale della sua parrocchia». Si trattava di una giovane, Virginia Dell'Aquila, nella quale il Ferretti, oltre a chiari segni di una pietà e virtù eccezionale, «riscontrava fenomeni straordinari che apparivano di natura mistica che lo lasciavano perplesso».

 

Così Virginia racconta il primo incontro col Padre: «Nel 1908 in Novembre fui chiamata dallo zio, Canonico Orazio Proto, che m’invitò a recarmi in casa sua, perché c’era un sacerdote forestiero, che voleva parlare con me. Infatti nel pomeriggio ci andai e trovai, in mezzo a molti altri sacerdoti paesani, il Padre che, dopo aver parlato a solo con mia madre, mi chiamò e alla presenza di tutti mi interrogò come mi chiamavo, da quanto tempo facevo la Comunione, ogni quanto la facevo, se facevo la meditazione, se sapevo la dottrina cristiana ecc. Poi mi disse che la sera sarebbe venuto a vedermi in casa. Difatti ci venne a notte tarda, ed entrato cominciò a parlare dell’Istituto, delle orfanelle, delle Suore; e fece sorgere in me il desiderio di diventare suora del Divino Zelo. Da allora in poi mi scrisse sempre con frequenza».

 

Padre Annibale incontrò varie volte la Dell'Aquila: si rese conto della portata dei fenomeni e ne divenne l'autorevole padre spirituale che, di fronte ai continui tentennamenti, ai dubbi e alle perplessità di costei, seppe dirigerla per circa una ventina di anni con paterna fermezza ed elevata saggezza.

 

Già nel Gennaio del 1909, subito dopo il terremoto di Messina, durante il suo sopralluogo a Francavilla e Oria per preparare il trasferimento degli orfani e delle due comunità colpiti dal terremoto di Messina, Padre Annibale incontrò nuovamente Virginia per raccomandare alle sue preghiere i gravi problemi del momento. La informò dei danni del terremoto, delle vittime e della difficoltà di trasferire altrove tutte le orfanelle, data l’insufficienza di spazi della casa del signor Casalini a Francavilla. Su suo suggerimento chiese ed ottenne per le sue suore e le orfanelle il Monastero di San Benedetto.

 

Risale al periodo immediatamente successivo l’aneddoto della scampagnata delle orfanelle nella vigneto di famiglia che Virginia volle raccontare al Padre Serafino Santoro: “Ve la mangeranno tutta!” qualcuno maliziò «…e venne la vendemmia vera e propria. Quale non fu la sorpresa del padre di Virginia, nel constatare che la quantità del mosto, ricavato dopo la raccolta e la pigiatura, superava più del doppio (così mi disse Virginia: son sue parole!) il ricavato ordinario degli altri anni! Naturalmente la devozione filiale di quella famiglia per il Padre non ebbe limiti».

 

Virginia soffriva di una malattia che le aveva minato l’articolazione inferiore e la costringeva a letto. Il 3 Settembre 1911, il Padre le scrive promettendole la visita del suo medico. Nel corso degli anni, questa infermità avrà un qualche miglioramento tanto da darle la possibilità realizzare un viaggio a Messina nel Maggio del 1916.

 

Tuttavia sono i doni mistici di Virginia a richiamare l’attenzione di Padre Annibale. Nel Gennaio 1914, scrive a un non meglio identificato dottore di Parigi che aveva chiesto del materiale per un libro su Maria Palma Matarrelli: «…in Oria, per divina Misericordia, abbiamo un'altra stimmatizzata, la quale è una giovane vergine, figlia di contadini, che si chiama Virginia dell'Aquila: anima innocente, fervorosissima amante di Dio. Ogni Venerdì e ogni Martedì soffre le pene della Crocifissione; però le stimmate e le spine non sono visibili, perchè essa pregò ed ottenne dallo Sposo celeste, di non vedersi le stimmate. Però qualche volta io ed altri abbiamo veduto qualche cosa. Si vedono le estasi che sono ammirabili. Nel tempo della Crocifissione, in cui stende le braccia in croce, agonizza tre ore e pronunzia ad intervalli le sette parole della Croce». E il 15 Gennaio 1915, in un’altra lettera indirizzata al P. Vitale, annota: «…le sofferenze di Virginia sono divenute inesprimibili. Essa si raccomanda alle sue preghiere […] Il Signore (quell’ultimo Martedì che Lei la vide) la trasportò a vedere i campi di battaglia in Francia e la guerra! Pianse dirottamente gridando: non vi uccidete, non vi uccidete, quietatevi! Ma non le davano retta! Descrisse il tutto come dicono i giornali! Vide i colpiti da palla, i feriti, i morti, gli eserciti sui Volsgi, i francesi nella pianura; le mitragliatrici ecc. ecc. e pure la SS. Vergine che assisteva morenti!! Si è offerta vittima per la guerra». Infine, in una lettera del 1 Maggio del 1920, descrivendo dei probabili fenomeni mistici di una certa Suor Liduina, Figlia del Divino Zelo, li paragona a quelli di Virginia: la stigmatizzazione osservata toccando le palme delle mani e sulla fronte e l’immobilità durante l’estasi.

 

Nei frequenti momenti di angosce e desolazioni mistiche Virginia sente il bisogno di essere assistita dal suo padre spirituale le cui parole le danno immenso conforto: “Abbi fiducia in Gesù, che tanto ti ama, che ti ha voluta crocifissa per suo amore, e non gli fare questo torto di mancargli di fiducia. Adunque sta allegra, uniformati a quello che il Signore dispone, ed abbi fiducia, fiducia, fiducia. Io vorrei che tu facessi il voto della fiducia e se tu acconsenti io te lo scrivo” (lettera del 26 Ottobre 1911). L’11 Settembre 1920, il Padre le scrive una preghiera in cui le fa chiedere al Signore perdono per le infedeltà, aiuto ad essere fedelissima in tutto e per tutto, secondo la pienissima tua Volontà Divina presente, passata e futura” e ad aver fiducia in lui.

Padre Annibale si affida alle preghiere di Virginia: per se stesso, per la conversione di un sacerdote di Messina, per Fratel Mansueto deceduto sul fronte della prima guerra mondiale e per Fratel Mariano che sotto le armi fu contagiato da tracoma e stava per diventare cieco. Ma soprattutto Virginia è invitata a pregare “…perché il Signore mandi numerosi e santi sacerdoti alla S. Chiesa, e governanti santi, per la propagazione della Fede, e per simili grandi e seri motivi” (lettera del 3 Settembre 1911).

 

Insieme alle richieste di preghiera Virginia è resa partecipe dallo stesso Padre Annibale delle vicende dell’Opera al punto che, nel Marzo del 1911, le chiede di esserne confondatrice. Il suo nome appare in un elenco dei Confondatori e Confondatrici Segreti “Delle Pie Opere della Rogazione Evangelica del Cuore di Gesù e delle Figlie del Divino Zelo del Cuore di Gesù con annessi Orfanotrofi e opere di beneficienza e di Religione” dopo Suor Antonia Lalìa, Luisa Piccarreta e Suor Angelica Miccoli, abbadessa delle Clarisse di Manduria.

 

Virginia conosceva diversi episodi inediti della vita del Fondatore: le lettere che conserviamo lasciano trasparire familiarità e confidenza ma anche l’amabile severità propria del Padre: in una lettera non datata, la riprende perché, contro il volere del Vescovo, continua a frequentare Don Cosimo Ferretti. In un altro scritto dell’8 Marzo 1918 Padre Annibale ribadisce il concetto, lasciando trapelare alcuni interessanti particolari della figura della sua figlia spirituale: «…Questa giovane Mons. Di Tommaso l'ha affidata a me: la catena del Ferretti fu rotta "definitivamente". Ringraziamo al Signore: Mons. Vescovo fece firmare una dichiarazione a tutti i sacerdoti di Oria che non si accosteranno: eccetto P. Proto e il Canonico Arciprete Perrucci. Intanto la Virginia sta a letto, non può muoversi, e i suoi parenti, se essa osa dire che vorrebbe andare altrove, la bastonano! Nè essa è affatto decisa di andarsene di soppiatto perchè dice che sua madre morrebbe di pena. Pare quindi che Nostro Signore la voglia in casa, come è avvenuto per mille di tali vittime. E Oria ne ha bisogno! Nemmeno oserei io toglierla ad Oria! Essa voleva farsi Figlia del Divino Zelo (vorrebbe farsi di tutti gli ordini) voleva l'abito in letto, l'anno scorso, io glielo negai per non toglierla a S. Francesco d'Assisi di cui è terziaria!».

 

Virginia Dell’Aquila morì a Oria il 5 Novembre 1942.

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 27-05-17