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Don Cosimo Ferretti (1852 – 1936)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Presentò a Padre Annibale una sua parrocchiana, Virginia Dell'Aquila, per esaminarne i fenomeni straordinari di natura mistica. L'amicizia che lo legò al Fondatore lo aiutò a chiudere un triste capitolo della sua vita

 

 

 

Cosimo Ferretti nacque a Oria il 27 Settembre 1852 da famiglia di agricoltori. Ordinato sacerdote, fu nominato Arciprete nel 1894.

 

Il profilo del Can. Cosimo Ferretti è complesso, sicuramente composto di chiaroscuri. Da un canto si distinse per iniziative di rilievo sociale (tanto da venir ricordato da molti - ma con un po’ di ironia - come “il prete socialista” o “l’arciprete rosso”): nel 1902 caldeggiò la nascita del Circolo Giovanile Cattolico e di una Cooperativa Cattolica di Consumo. D’altro canto divenne il protagonista di tristi episodi che - evitando qualsiasi giudizio sommario su fatti e persone – possono esser considerati come di piccole beghe della cronaca quotidiana di un paesino del sud. Così divergenze di vedute, tornaconti da difendere e screzi personali, conditi da boria e livore, tra il 1902 e il 1907, generarono un inasprimento dei rapporti tra l’Arciprete della Cattedrale ed i Canonici, l’equipe del Seminario, l’Arcivescovo di Taranto, Mons. Pietro De Jorio - nominato, all’indomani della morte di Mons. Teodosio Maria Gargiulo, Amministratore Apostolico della Diocesi - e lo stesso nuovo Vescovo, Mons. Antonio Di Tommaso. Lettere aperte e manifesti resero pubbliche accuse, repliche e ritrattazioni, generando scandalo e disorientamento tra i fedeli e portando acqua al mulino della stampa anticlericale.

 

Agli inizi del 1908 il Ferretti fu deferito presso il Sant’Uffizio e, il 29 Maggio 1909, deposto. Nel Luglio dello stesso anno Don Ferretti pubblicò una “Lettera aperta agli Oritani”: è il suo mea culpa che si conclude con l’annuncio delle sue dimissioni da Arciprete. Tuttavia ruggine e malintesi non scomparirono: alcune denunce del Ferretti provocarono ben due inchieste giudiziarie e amministrative nei confronti del Vescovo. Questi, nonostante tutto, volle intercedere presso la Santa Sede in suo favore. Così agli inizi del 1911 giunse a Oria il domenicano, P. Giovanni Lottini, Commissario della Suprema Congregazione del Sant’Uffizio, allo scopo di appianare l’annosa vertenza. Il 23 Gennaio 1911 Don Cosimo diede alle stampe una “Dichiarazione ai miei concittadini”, ribadendo pubblicamente le proprie scuse e annunziando la sua partenza da Oria per quel ritiro desiderato da lui ed impostogli dal Vescovo e dal Sant’Uffizio. A questa penosa uscita di scena seguirà un ultimo atto degno di nota: dal 24 Luglio 1914 al 3 Dicembre 1917, l’ex Arciprete ricoprì la carica di assessore comunale nella giunta “socialista” del sindaco Nicola Salerno Mele.

 

Don Cosimo Ferretti conobbe il Padre i primi del ‘900. Ne aveva sentito parlare certamente anche prima, così come attesta una sua lettera del 2 Agosto del 1900 quando egli stesso si presenta: «Io sono nipote del Canonico Pietro Ferretti, che ella conobbe quando istallò nella Chiesa di San Domenico il quadro della Madonna di Lourdes…». Da lui, il 4 Novembre del 1908, si recherà P. Annibale prima di chiedere udienza a Mons. Di Tommaso per trattare dell’acquisto del convento di San Pasquale. Nello stesso periodo, dietro suggerimento di Mons. Di Tommaso, invitò P. Annibale ad esaminare il caso di Virginia Dell’Aquila (1886 – 19…), una giovane che presentava straordinari fenomeni mistici e che in seguito diresse come figlia spirituale.

 

Intanto i rapporti tra il Ferretti e Mons. Di Tommaso assumevano i connotati di una vera e propria ribellione alla quale non si rese estraneo P. Annibale: lo stesso Vescovo gli chiese aiuto per risolverla al meglio. Il Padre, che in questa triste faccenda vedeva compromessa la salvezza eterna di un sacerdote, pregò, fece pregare e si mise all’opera. Egli conosceva bene il Ferretti: in nome della loro amicizia si adoperò in tutti i modi per fargli accettare i suoi torti e a sottomettersi docilmente al Vescovo. Fortunatamente il Ferretti dal canto suo aveva fiducia nel Padre e questa fiducia lo salvò. In alcune frasi della lettera aperta del Gennaio del 1911, contenente la ritrattazione delle sue colpe e la volontà di accogliere docilmente le deliberazioni del Sant’Uffizio, risulta innegabile l’intervento di P. Annibale. Ben presto Don Ferretti venne completamente riabilitato e quando gli fu revocata anche la sospensione a divinis, per gratitudine al Padre, regalò per la chiesa di San Pasquale un parato di ramette metalliche. Don Cosimo Ferretti serbò fino alla morte gradi­tissima memoria del Padre: quando fu reintegrato anche nel Canonicato disse al P. Camillo Ruggieri: «Riferite ciò al vostro Padre, ne avrà un immenso piacere!».

Della querelle tra il Canonico Ferretti e Mons. Di Tommaso troviamo eco anche nelle lettere indirizzate dal Padre a Virginia dell’Aquila. In verità due lettere del Giugno e Settembre 1911 contengono dei semplici saluti a lui indirizzati ma in un’altra non datata, che potremo collocare tra la fine dello stesso anno e i primi mesi del 1912, Virginia viene rimproverata da Padre Annibale perché continua ad accogliere in casa e frequentare Don Ferretti a cui, evidentemente, in quel periodo ciò era stato vietato. Il concetto viene ribadito dal Padre in un'altra lettera scritta da Napoli l’8 Marzo 1918, apostrofando il comportamento insubordinato del Ferretti con un: "...decisamente le beate lo entusiasmano un po’ troppo". In effetti in quegli anni circolava voce che l’ex Arciprete subiva un po’ troppo l’influenza di ...certe beghine, specialmente di qualcuna in odore di santità (…sarà forse proprio Virginia?).

 

Il 5 Dicembre 1911 Padre Annibale in una lettera dà notizia di un “…giornalista di Oria che minaccia di fare articoli sui giornali e di procurare un’inchiesta”, che con l’aiuto di Don Ferretti riesce ad avvicinare e a fargli cambiare idea mostrandogli in altra luce i laboratori e i telai dell’Istituto di San Benedetto.

Nel Gennaio 1915, da assessore comunale, incontrò il Padre per informarlo che il Comune intendeva riprendersi il convento di San Benedetto risolvendo il contratto stipulato col dottor Barsanofio D’Errico rassicurandolo nel contempo che si sarebbe trovata qualche altra soluzione per le suore e le orfanelle.

Nell’Ottobre 1923 Don Cosimo Ferretti donò a Padre Annibale il busto in legno della Beata Eustochia. Il Padre, donandogli 200 lire, gli scrisse: “Mi compatirà se oso inviarle questa lire 200, conoscendo quanti pesi ha sopportato e sopporta. Certo è nulla, ma le gradirà nel Signore che me le ha ispirate.

Oria,16 Ottobre 1923

Suo devot.mo, Canonico A. M. Di Francia

PS. Tanti ossequi ai nipoti.”

 

Don Cosimo Ferretti morì a Oria il 31 Dicembre del 1936.

  

 

 

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Ultimo aggiornamento: 27-05-17