Madre Maria
Antonia Lalìa (1839 – 1914)
Fondatrice delle Suore Domenicane di San Sisto Vecchio conobbe Padre
Annibale negli ultimi anni della sua vita. Ne divenne figlia spirituale e Padre
Annibale la volle come "confondatrice spirituale" della sua Opera.
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Rachele Lalìa nacque il 20 Maggio 1839 a Misilmeri (Palermo). Nel 1854
entrò nel Collegio di Maria della città, retto dalle Suore Domenicane e
due anni dopo prese l'abito domenicano prendendo il nome della madre
defunta: Maria Antonia del Sacro Cuore. Madre Antonia volle
presto prodigarsi per la salvezza delle anime servendosi sia della
parola che della penna. Si rivolse anche ai potenti del tempo come
Napoleone III (1808 - 1873), per esortarlo a difendere la Chiesa ed il
Papa dalle minacce anticlericali, ed allo Zar Alessandro II (1818 -
1881), pregandolo di concederle di fondare un collegio per fanciulle a
San Pietroburgo.
Difatti nel 1891 partì per Roma per chiedere alla Santa Sede
l'autorizzazione a recarsi in Russia: era il mandato che 13 anni prima
sentiva aver ricevuto tramite una visione. Il domenicano, P.
Alberto Lepidi (1838 - 1925), teologo e Maestro del Sacro Palazzo, ne
favorì le aspirazioni ma impose a Madre Lalìa l’obiettivo di formare
prima le missionarie: «…in Russia andranno le tue figlie, non tu. La
tua Russia è Roma». Così ebbe inizio la nuova fondazione a scopo
chiaramente ecumenico e missionario, le Suore Domenicane di San Sisto
Vecchio. Nelle prime Case in Italia e in Svizzera le suore si
prodigarono per la promozione umana e assistenza dei più poveri e dei
sofferenti e nell'educazione dei fanciulli.
A partire dal 1907 una serie di spiacevoli episodi provocarono dei
provvedimenti disciplinari disposti dal Vicariato. Madre Antonia Lalìa,
ormai anziana e malata, fu ritenuta incapace di guidare la Congregazione
e, il 27 Aprile 1910, venne sollevata da ogni responsabilità di governo ed
inviata nella Casa di Ceglie Messapica. Qui trascorrerà gli ultimi anni
di vita, nel nascondimento e nella preghiera, come una semplice suora,
sopportando con eroismo sia le infermità fisiche che le umiliazioni e i
dolori provocati dalla crisi interna attraversata dalla Congregazione,
immolandosi per la Chiesa, per i Sacerdoti, per la Congregazione e in
modo tutto speciale, “per l’Unità delle chiese separate da Roma”.
A Ceglie, tramite P. Pantaleone Palma, nell’Autunno del
1910 conobbe P. Annibale, che diventò ben presto il suo ultimo direttore
spirituale e depositario delle sue memorie e aspirazioni missionarie ed
ecumeniche. Il Padre ebbe grande stima e venerazione per Madre Antonia
Lalìa che definì “…anima di molto spirito e favorita dal Signore di
molti doni”.
Nel ricco epistolario dei due emerge chiaro come frutto di
quest’amicizia sia soprattutto un sostegno spirituale nelle prove:
quelle di Madre Lalìa e quelle che parevano non dovessero mai finire per
Padre Annibale. Infatti proprio nel 1910 a Francavilla Fontana ci furono
gli episodi dolorosi che accesero una vera persecuzione verso i suoi
Istituti.
Padre Annibale, ritenendosi non il fondatore delle sue Congregazioni ma
semplicemente l’“iniziatore”, cercava anime sante invitandole a
costituirsi confondatori e confondatrici spirituali delle sue Opere. Ciò
comportava tra l’altro, l’impegno a far propria la preghiera
rogazionista e della formazione spirituale delle due Congregazioni
religiose. La prima di queste anime fu proprio Madre Antonia Lalìa:
risale al 23 Novembre 1910 la lettera con la quale egli la invita a
farsi confondatrice spirituale delle sue Opere. Madre Lalìa aderì
“solennemente” alla proposta e subito dopo chiese al Padre di farsi
anch’egli “segreto e spirituale confondatore” della sua
Congregazione. Si rammaricava di averlo conosciuto tardi ma si consolava
perché lo ha avuto vicino nei momenti difficili della sua vita. E Padre
Annibale fu “padre” della giovane Congregazione delle Domenicane di
San Sisto Vecchio non solo spiritualmente ma anche “tangibilmente”, attraverso il sostegno economico.
La spiritualità dei due Fondatori ha dunque delle chiare caratteristiche
comuni oltre che per l’anelito ecclesiale e missionario perché
soprattutto nata dall’esperienza della croce e nutrita da una profonda
pietà Eucaristica. Madre Lalìa volle mettere a parte anche Padre
Annibale nel suo sogno di una fondazione in Russia. Ed egli ne scrisse
anche a Benedetto XV per informandolo del progetto e la tenne informata
degli avvenimenti politici e religiosi di quella nazione inviandole due
fascicoli della Civiltà Cattolica sull’argomento.
Qualche tempo prima di morire, Madre Antonia si consacrò “vittima
eucaristica per i sacerdoti e ministri tutti del Signore”:
sicuramente anche questa ispirazione scaturì dal contatto spirituale con
il Padre Annibale.
Madre Antonia Lalìa si spese il 9 Aprile 1914. Le solenni esequie furono
celebrate da Mons. Antonio Di Tommaso vescovo di Oria, mentre P. Palma,
che a nome di P. Annibale l’aveva visitata ed assistita, tenne il
discorso funebre.
É in corso il processo per la sua beatificazione.
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