Annibale Maria Di Francia
Annibale
Maria nacque a Messina il 5 Luglio del 1851 dal cavaliere Francesco,
marchese di Santa Caterina dello Jonio, Vice Console Pontificio e
Capitano Onorario della Marina Reale Borbonica, e dalla nobildonna Anna
Toscano, figlia del Commissario di polizia Guglielmo e di Donna Matilde dei
Marchesi di Montanaro.
Il
cavaliere Francesco aveva un fratello, Raffaele, monaco cistercense e
professore di Lettere e Filosofia nel collegio dei Gentiluomini di S.
Nicolò a Messina, ed una sorella, Luisa, sposa del patriota e storico
messinese Giuseppe La Farina, uomo di fiducia di Cavour in Sicilia.
Donna Anna
Toscano aveva anch’essa un fratello, Don Giuseppe Toscano, sacerdote e
giornalista.
Francesco
ed Anna ebbero quattro figli. A tutti nel giorno del battesimo venne
fatto precedere al nome designato quello di Maria.
Il
primogenito fu Maria Giovanni che seguì le orme letterarie del padre e
morì celibe ancora giovane. La secondogenita fu Maria Caterina, donna di
grande carità che andò sposa ad Antonio Montalto. Il terzogenito fu
appunto Maria Annibale. Il quarto nato fu Maria Francesco che sceglierà
anch'egli la via del sacerdozio e del servizio verso i piccoli e i
poveri.
Ad appena
due anni Annibale divenne orfano per la morte prematura del padre. La
madre aveva solo 23 anni ed era in attesa del quarto figlio: costretta a dedicarsi agli affari di famiglia,
affidò i figli a dei parenti. Annibale fu affidato ad una anziana zia
che venne a mancare nel 1859, quando un'epidemia di colera colpì
Messina. A sette anni iniziò gli studi presso il Collegio dei
Gentiluomini dai monaci cistercensi del convento di San Nicolò di
Messina. Lì, insieme ai figli delle altre famiglie nobili messinesi,
Annibale ricevette quella educazione che richiedeva il suo rango. In più
in quel collegio insegnava lo zio paterno, Padre Raffaele Di Francia.
Intanto il
24 Luglio del 1860 Garibaldi entra vincitore a Messina e, mentre il
popolo lo osanna, i nobili fuggono spaventati. Anche la famiglia di
Annibale ripara a Napoli e lì lo zio Giuseppe La Farina insiste perché
prosegua i suoi studi nel collegio militare della Nunziatella, ma
ottiene solo una ferma opposizione del giovane Annibale.
Unificata
l’Italia e spentosi il vento rivoluzionario, i Di Francia rientrano a
Messina e Annibale torna a studiare dai cistercensi. A 15 anni lascia il
collegio perché lo Stato Italiano, con la legge del 7 Luglio 1866,
decretò la soppressione degli ordini religiosi e l’incameramento dei
loro beni.
Da quel
momento fu suo precettore privato Felice Bisazza
(1809 - 1867), docente di “Belle Lettere” presso
l’Università di Messina. Il raffinato maestro avvicinò il marchesino
alla poesia e all’oratoria. In quegli anni Annibale visse come si
addiceva ad un giovane di nobile casato: frequentava e si divertiva con
altri giovani par suoi. Ma quella vita fatta di abiti eleganti, caccia,
scacchi, e qualche fugace ed ingenua storia sentimentale non lo
allontanarono mai da quel richiamo inconscio ed irrefrenabile verso
Cristo.
Appena
diciottenne, mentre era in adorazione dinanzi all’Eucaristia, sentì
chiara la vocazione al sacerdozio, che egli stesso definì
“improvvisa, irresistibile, sicurissima”. Tale chiamata si sviluppò
e crebbe comprendendo l’importanza della preghiera per le vocazioni
prima che la scoprisse nel comando di Gesù, riportato nel Vangelo:
“La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il Padrone
della messe perché mandi operai nella sua messe” (Mt 9,
37-38; Lc 10, 2).
Queste
parole del Vangelo costituirono l'intuizione fondamentale alla quale
egli dedicò tutta la sua esistenza.
E il
cammino non fu senza ostacoli: in primo luogo l’opposizione della madre
che non credeva in quella vocazione a causa del carattere impulsivo e
poetico del figlio. Inoltre ella aveva progetti di una brillante
carriera che risollevasse le finanze della famiglia. Nonostante ciò, l’8 Dicembre 1869, insieme al fratello Francesco, chiese all’Arcivescovo
Luigi Natoli il consenso a vestire l’abito talare. A quel punto la madre
non ostacolò più la volontà di Annibale e di Francesco. Il 16 Marzo 1878
venne ordinato sacerdote nella chiesa dello Spirito Santo: aveva 27
anni.
Tuttavia
la vocazione e la vita sacerdotale di Padre Annibale furono segnate da un
incontro avvenuto qualche mese prima della sua ordinazione. Spesso gli
era capitato di prodigarsi con carità cristiana verso i poveri ed i
bisognosi, eppure quando incontrò un giovane mendicante quasi cieco,
Francesco Zancone, compì un gesto mai fatto prima: piuttosto che dargli
qualche spicciolo e proseguire si fermò e gli parlò. Gli chiese da dove
veniva e gli promise di andarlo a trovare per insegnargli “le cose di
Dio”.
Attraversando il ponte Zaera, Padre Annibale entra in contatto con una realtà
diversa dalla sua, fatta di miseria materiale e spirituale. S’addentra
nei bassifondi di Messina, in cerca delle case dei marchesi Avignone (da
qui il nome storpiato di “Mignuni”) ma trova solo un quartiere malfamato
fatto di file di baracche e case diroccate, sporcizia, desolazione e
disperazione. Chiese di quel povero cieco, che lì aveva condotto i
suoi passi, e ben presto Padre Annibale fu condotto al suo
tugurio. Nacque da quel momento fra i due una amicizia sincera che durerà fino al 1908, quando Francesco morì sotto le macerie
del terremoto. Dopo quella prima volta Padre Annibale tornerà spesso in
quel quartiere dove c’erano i poveri più poveri: la mente e il cuore di
quel giovane prete sono ormai indissolubilmente legati ad ognuno di loro
sul cui volto scorge riflesso quello di Cristo.
Padre
Annibale porta a quei derelitti aiuti materiali e spirituali, catechismo
e richieste di conversione: sa che evangelizzare i poveri senza
soccorrerli è un lavoro incompleto. Si rimbocca le maniche e si mette a
ripulire, vestire, sfamare, compra loro vesti, letti, cibo e dà del
denaro ...il suo. Comincia a comprare quei tuguri a prezzi esorbitanti
sempre con i suoi soldi. Finchè non ha più un centesimo di suo, ma il
suo cuore grande e la sua generosità fa sì che la Provvidenza sia sempre
al suo fianco. Le minacce dei soliti benpensanti non lo spaventano, le
critiche lo stimolano a fare di più e meglio. Ed in quel quartiere
cominciano a chiamarlo “Padre”. Un giorno incontra un ragazzo messo al
bando ed emarginato da quegli stessi emarginati di quel quartiere,
zimbello di tutti a causa del suo ritardo psichico. Padre Annibale lo
porta nella sua casa, lo pulisce, lo riveste e lo sfama. Poi lo mette a
dormire baciandolo paternamente sulla fronte e in quell’attimo, con quel
gesto, ha una visione, ebbe, come dirà egli stesso, “la sensazione
di avere baciato Gesù”.
I bambini
sono in cima ai suoi pensieri, vuole affrancarli da quella condizione
di miseria materiale e morale: per loro appronta una scuola serale per i
maschietti e un asilo per le bambine. Nel 1882 nasce il primo “Rifugio”
per raccogliere ragazze orfane e abbandonate, seguito da
quello per i maschietti.
Ma il
quartiere Avignone era solo una piccola parte della immensa miseria del
mondo, alla quale cercava un rimedio. «Che cosa sono – scriveva
Padre Annibale – questi pochi orfani che si salvano e questi pochi
poveri che si evangelizzano dinanzi a milioni che si perdono e sono
abbandonati come gregge senza pastore? ... Cercavo una via d'uscita e la
trovavo ampia, immensa in quelle adorabili parole di nostro Signore Gesù
Cristo: “Pregate il Padrone della messe perché mandi gli operai nella
sua messe…”. Allora mi pareva di aver trovato il segreto di tutte le
opere buone e della salvezza di tutte le anime».
I sacerdoti, i consacrati e tutti i cristiani sono gli “operai del
Vangelo” e questi sono frutto della preghiera. Così egli diventò
apostolo della preghiera per le vocazioni e anticipatore della moderna
promozione vocazionale e la Giornata mondiale di preghiera per le
vocazioni, istituita da Paolo VI nel 1964, può considerarsi la
risposta della Chiesa a questa sua intuizione.
Per
realizzare nella Chiesa e nel mondo i suoi ideali apostolici, il 18
Marzo 1887 Padre Annibale impose l’abito a quattro giovani che avevano
cominciato a dargli una mano all’orfanotrofio e che più gli sembravano
adatte alla vita religiosa: nasce la congregazione delle Figlie del
Divino Zelo. A queste prime si associano altre postulanti fra cui
Carmela D’Amore e Maria Nazarena Majone che diverranno le pietre miliari
della neonata congregazione. Nel 1895 si affianca all’operato di Padre
Annibale il primo sacerdote rogazionista, Francesco Bonarrigo. Due anni
dopo nascerà la congregazione dei Rogazionisti del Cuore di Gesù. Padre
Annibale volle che i membri dei due Istituti si impegnassero a vivere
il Rogate con un quarto voto, oltre i voti di castità, povertà e
obbedienza: pregare, cioè, per le vocazioni, diffondere questa preghiera
ed essere essi stessi dei “buoni operai”, attraverso
l'evangelizzazione e la promozione umana dei derelitti e più bisognosi.
Altro
evento importante nella vita del Padre fu l’eredità di un orfanotrofio
femminile avuto dopo la morte di Padre Giuseppe Sollima, camilliano, nel
1889. Contando solo sui mezzi offerti dalla Divina Provvidenza, per
ospitare le trenta orfane affittò Palazzo Brunaccini, famoso per essere
stata dimora di Goethe durante il suo soggiorno a Messina. Dopo tre anni
il Padre chiese al Comune i locali del monastero dello Spirito Santo.
Gli anni
passano fra difficoltà d’ogni genere. Non mancano al Padre i tormenti
spirituali che culminano nel 1897 quando la comunità si divise: alcune
suore lasciarono Messina per Roccalumera: con esse Veronica Briguglio e Don
Francesco Maria Di Francia fondarono la congregazione delle Cappuccine del
Sacro Cuore. In città esplodono le critiche all’operato del Di Francia
e, di fronte al concreto pericolo di soppressione, egli chiese la
collaborazione di Mélanie Calvat, la veggente della Salette. La Calvat
accettò e giunta a Messina diresse le Figlie del Divino zelo fino
all’Ottobre del 1898. Al superamento di questa crisi seguì la
fondazione di altri due orfanotrofi a Taormina nel 1902 e a Giardini nel
1903.
28
Dicembre 1908, ore 5:20 del mattino: un disastroso terremoto colpisce Messina. In quel frangente di dolore e lutto per la città amata,
Annibale Di Francia era a Roma e apprese la notizia dai giornali. Il 31
Dicembre il piroscafo dove si era imbarcato giunge a Messina che si
offre ai suoi occhi in tutto il suo desolante spettacolo di morte e
desolazione. Ma la nave non può attraccare e viene dirottata su Catania.
Finalmente la sera del 5 Gennaio del 1909 il Padre riesce a
raggiungere Messina e i suoi orfani tutti miracolosamente illesi.
Essendo Messina una città fantasma, Padre Annibale è costretto a trasferire gli
orfani in Puglia per concessione del Vescovo di Oria che mette sua a
disposizione due case. L’esilio in Puglia per i piccoli profughi dura
solo un anno, ma questo basta a far conoscere anche lì lo spirito
caritatevole del Padre: ritornando a Messina, ad Avignone e allo Spirito
Santo, lascia in Puglia le prime Case rogazioniste di Oria, Francavilla
Fontana e Trani.
Segue
l’apertura di altre case: a San Pier Niceto (Messina) nel 1909, a
Sant’Eufemia d’Aspromonte (Reggio Calabria) nel 1915, ad
Altamura nel 1916, a Roma nel 1924, a Torregrotta (Messina) nel 1925 e
a Novara di Sicilia (Messina) 1927.
Se nel
1895 viene ordinato il primo sacerdote rogazionista, Padre Francesco Bonarrigo, il
14 Giugno 1924 è il giorno dell’ordinazione sacerdotale dei primi due
sacerdoti rogazionisti cresciuti nell’istituto: Serafino Santoro e
Diodoro Tusino. Ad ordinare i due diaconi è Mons. Angelo Paino,
nuovo arcivescovo di Messina, succeduto a Mons. D’Arrigo.
Il 4
Aprile 1926 viene inaugurata a Messina la prima chiesa nella storia del
cristianesimo dedicata alla preghiera per le vocazioni, il Tempio
della Rogazione evangelica che riporta sulla facciata la scritta a
caratteri d’oro: “Pregate dunque il Signore della messe perché mandi
operai nella sua messe”.
Il 6
Agosto 1926, giunto il nulla-osta dalla Santa Sede, Mons. Paino, firma i decreti di erezione canonica delle due congregazioni di
Padre Annibale.
La
giornata terrena di Padre Annibale volge al termine: il 1 Giugno 1927
muore nella casetta di Fiumara Guardia, alla periferia di Messina.
I funerali
si svolsero il 4 Giugno e tutta Messina scese in strada per l’ultimo
saluto.
Il 7
Ottobre 1990 Padre
Annibale è stato proclamato "Beato" da Sua Santità Giovanni Paolo II e sempre lo stesso Pontefice lo ha iscritto nell’albo dei
Santi
il 16 Maggio 2004.
La festa
liturgica di Sant’Annibale Maria Di Francia si celebra il 1 Giugno.
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