«Il Padre diceva che la Casa di Oria era
la figlia primogenita della Congregazione...»
Il 7 Ottobre 1909 Padre Annibale scrisse al papa Pio X per
chiedere la sua preghiera
e benedizione per l'ingresso nella
nuova Casa di Oria
Alla Santità di Nostro Signore Papa Pio X Roma
Beatissimo Padre,
…ho acquistato, col debito permesso di Mons. Vescovo Di
Tommaso, un ex Convento in Oria, assai bello e grande con ampio
fondo rustico. Apparteneva ai Padri Alcantarini. Lo acquistai
per collocarvi la Comunità Religiosa maschile, insignita di quel
sacro emblema: Rogate ergo Dominum messis ut mittat Operarios
in Messem suam. Al più presto, col Divino Aiuto, vi
entreremo ad abitarlo in numero di dodici: due Sacerdoti, due
fratelli laici, otto tra aspiranti a fratelli laici, e studenti
per Sacerdoti. Ora io insieme ai miei, supplichiamo
umilissimamente la Santità Vostra perchè voglia accompagnare
questo nostro ingresso in quel sacro recinto con tale paterna,
pietosa ed apostolica Benedizione che renda pienamente accetta
al Cuore Ss. mo di Gesù per ora e per l'avvenire l'occupazione
che noi facciamo di quel sacro locale che apparteneva al santo
Ordine di S. Francesco e di S. Pietro d'Alcantara. Noi, col
divino aiuto, riapriremo quella annessa Chiesa al culto, e
meschinamente ci dedicheremo all'educazione dei fanciulli del
popolo, con l'insegnamento del Catechismo, e con un Oratorio
festivo. Sulla facciata della Chiesa vi sono due soli
Evangelisti: i due che registrarono quella divina Parola:
Rogate ergo Dominum messis ut mittat Operarios in messem suam,
San Matteo e San Luca…. Ora, tutti supplichiamo la Carità della
Santità Vostra perchè voglia farci una speciale preghiera nel
gran sacrificio della S. Messa, e voglia particolarmente
benedire questa Comunità…. Questa Misericordia spero per le
benedizioni e santissime preci della Santità Vostra, mentre
tutti baciando i suoi sacri Piedi, io per tutti mi dichiaro:
Oria lì 7 Ottobre 1909
Della Santità Vostra umilissimo obbedientissimo suddito,
Can. Annibale Maria Di Francia
«Il Padre diceva che la Casa di Oria era la figlia
primogenita della Congregazione; e sul periodico Dio e il
Prossimo scriveva gloriandosi della cittadina e
considerandola la sua seconda residenza. Di fatto, in quella
Casa si intratteneva spesso, anche per lunghi periodi. Si
rendeva minutamente conto di tutto e di tutti: pietà e
disciplina, scuola e lavoro, salute delle persone e trattamento.
Bisogna dire però che nel suo agire non era per nulla pedante,
anzi comprensivo e piacevole. Lasciava molta libertà di azione a
coloro che avevano responsabilità. Voleva tuttavia essere
informato di tutto, e non senza ragione, data la complessità dei
problemi, la precarietà delle situazioni, l’inesperienza e la
giovane età dei religiosi...»P. Carmelo Drago,
Il Padre.
Frammenti di vita quotidiana, p. 323
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